Assenza della didattica in presenza

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Il mio articolo precedente è stato una difesa della didattica in presenza che il Covid-19 ha fatto venir meno. “Scuola è stare con gli altri”, scrivevo. Questa volta ce l’ho con quelli che difendono la presenza in aula a tutti i costi, siano insegnanti, allievi o genitori.

Dagli alla didattica a distanza. La didattica a distanza fa schifo? Sì, avete ragione, anch’io la detesto. Non ho mai fatto lezione seduto alla cattedra. Ora mi tocca insegnare seduto a una scrivania, guardando un monitor con delle iconcine che forse corrispondono a degli allievi. In più ci sono vicini rumorosi, corrieri postali, consegne a domicilio, conviventi che non possono eclissarsi e immobilizzarsi ogni volta che inizia una videolezione. L’atmosfera esclusiva della lezione in aula senza mascherina è un passato sempre più lontano. Quindi sono d’accordo che fa schifo, va bene?

Epperò mi domando che cosa vogliano dimostrare gli insegnanti, gli studenti e i genitori che si accampano appena fuori dell’entrata della scuola con tanto di cartello in cui sono ben descritte le ragioni del gesto. La didattica in presenza è un diritto, ci tengono a comunicare. La scuola ha funzioni di socializzazione, ci dicono.

La scuola ha funzioni di socializzazione anche quando un allievo smette anzitempo di andarci, evento che per l’universo scolastico rappresenta una problematicità ben più drammatica. Non ho visto genitori solerti preoccuparsi in modo equilibrato e collaborativo dell’andamento scolastico dei figli, né ho visto insegnanti riconoscere di essere lavoratori privilegiati che godono di tre mesi di vacanza all’anno, o allievi che rinunciano a usare il cellulare durante l’orario scolastico. Non serve dire che ci sono eccezioni: si chiamano, appunto, eccezioni: non fanno statistica.

Adesso, di colpo, la didattica in presenza è diventato IL problema. Ricordatevi che ho detto che la didattica a distanza mi fa schifo, ok?

Quando tutto finirà, anche se non sarà andato tutto bene, vorrei che ci si ricordasse di questa brama per l’aula scolastica. Vorrei assistere a iniziative di socializzazione da parte della triade suddetta. Vorrei avere prove di reciproca comprensione e collaborazione allo scopo di mostrare che la scuola è importante. Vorrei toccare una feconda solerzia da apprendimento.

Ma, soprattutto, vorrei che la socializzazione praticata all’interno delle scuole fosse capace di insegnare la solidarietà, il rispetto, la democrazia. La socializzazione dovrebbe farci capire che ci si occupa prima dei problemi più gravi, e i 50 mila morti ad oggi sono un problema più grave. State tenendo a mente che ho detto che la didattica a distanza mi fa schifo?

Sbandierare il valore del “gruppo classe” (una definizione che trovo stomachevole) senza tenere conto del gruppo più vasto che è rappresentato dalla comunità, mi pare individualismo. Quando poi il gruppo classe tornerà a riunirsi ripartiranno le vecchie lamentele e piccinerie, dimenticando la ribellione con attrezzatura da campeggio, I-pad e giga illimitati, dimenticando che gli esclusi della DaD sono gli stessi esclusi dalla didattica in presenza: non ci sono in aula, non ci sono a distanza, non ci sono fuori dalla scuola a protestare.

Pubblicato da divarioscolastico

Faccio formazione nei CFP e nelle agenzie formative da 15 anni.