Bussola

capitello

Sono solito esordire, all’inizio del primo anno, nel corso della prima o seconda lezione in una classe, mettendo in chiara evidenza l’importanza di tre punti fermi.

Informo gli allievi che il percorso di studio nel CFP non servirà a renderli elettricisti (falegnami, grafici, estetiste, ecc). Il lavoro lo impareranno lavorando. Noi faremo insieme il 5, il 10 per cento della loro competenza professionale, la parte restante se la costruiranno durante gli anni e arriveranno al 100 per cento il giorno prima di andare in pensione. Ma, dico loro, il percorso che faremo insieme sarà in buona parte sprecato se non raggiungeremo risultati dal punto di vista dell’impegno, della professionalità e dell’onestà.

Quando usciranno dal CFP saranno competenti sul loro lavoro sulla base di tutto ciò che avranno appreso. Sbaglieranno a pensare di non avere più nulla da apprendere.

L’importante non è ricordare tutto ciò che faremo in aula. Non è necessario né urgente che le lezioni si trasformino in un insieme di informazioni, di date e di nomi in transito da un serbatoio più pieno (che sia un libro o il sapere del formatore) a un altro meno pieno. Non chiedo la memorizzazione di definizioni sui singoli argomenti che affronteremo. Se sapranno date, regole e definizioni, bene. Ma sarà un di più, non il fine ultimo di ogni lezione.

Mi attengo alle parole di Montaigne: “È meglio una testa ben fatta che una testa ben piena”. Ritengo la capacità di porre e gestire problemi più importante del sapere chi fu il primo o la prima ad averli posti e/o risolti. Chi ha studiato risolve i problemi che conosce, chi si è formato può risolvere anche i problemi che (ancora) non conosce.

I suddetti parametri saranno le tre lenti tramite cui guarderemo a tutto ciò su cui focalizzeremo la nostra attenzione: che sia la Rivoluzione industriale, l’organizzazione aziendale, o le tappe della formazione dell’Unione Europea. Ma anche il sistema solare, la fotosintesi clorofilliana, la moneta, l’Organizzazione mondiale per il commercio, Amnesty International…

Impegno, professionalità, onestà

Non intendo naturalmente disprezzare la memoria quale strumento sempre a portata di mano. Tuttavia la memoria umana, com’è ormai risaputo, non è in grado di competere con un qualsiasi dispositivo dotato di memoria artificiale. Se entriamo in competizione con un hard disk abbiamo perso in partenza. Il compito di un formatore della IeFP (o verosimilmente di un formatore tout-court) è sottolineare che c’è cambiamento e crescita quando c’è la volontà (impegno) di migliorarsi. Questa caratteristica ci rende portatori consapevoli di senso. Tanta buona letteratura ricorda che trovare un senso aiuta a vivere un progetto con maggiore soddisfazione.

L’esercizio della competenza (professionalità) è la seconda direttrice formativa. Un CFP non dovrebbe prescindere dallo sviluppo di una professionalità esperta, aperta e saggia, capace di applicare le proprie conoscenze in ambiti e contesti diversi. Il professionista dovrebbe agire nel costante impegno di dare il massimo ai propri clienti. La professionalità è consapevolezza di avere messo in gioco il meglio di sé: il professionista è colui che professa ed è tale quando agisce con lo scopo di mettere a disposizione del cliente i propri talenti. Sono consapevole che professare è impegnativo, comporta impegno, comporta rettitudine.

La relazione con il cliente ci porta al terzo pilastro su cui fondare l’azione formativa (onestà). Un professionista disonesto annulla il valore delle proprie – pretese – abilità. Attraverso il rispetto del cliente e delle sue esigenze, si costruisce una relazione di lavoro che genera valore, una visione educativa del lavoro secondo una società basata sulla responsabilità e sulla reciprocità. Non esiste soddisfazione dove c’è inganno. Inoltre il marketing attesta che difficilmente un cliente insoddisfatto o turlupinato spende parole di elogio per l’autore del lavoro. Insomma, ogni lezione scolastica dovrebbe diventare un elogio dell’onestà e ogni evento quotidiano, dentro o fuori dell’aula, diventa una lezione sull’agire, o sul non agire, onesto e responsabile.

Creatività

Concludendo la prima lezione aggiungo un ulteriore aspetto della formazione: la creatività. Questa non è una quarta lente, perché non è un requisito assimilabile ai tre precedenti. È un “tocco”: difficile da insegnare, ma che è possibile apprendere. La creatività è apertura mentale, capacità di uscire dalla scatola e combinare i fattori per agire efficacemente in situazioni inedite. È la competenza che si può sviluppare – entrano qui in gioco l’importanza delle scienze umane, della matematica, del sapere trasversale – con la frequentazione della storia, della letteratura, delle scienze. La creatività è produzione di novità che siano funzionali e utili. Un professionista dovrà adeguarsi alle mutevoli esigenze di un mondo che cambia, dovrà cambiare con esso. Dovrà essere capace, è fuor di dubbio. Ma se oltre a essere capace sarà anche nuovo e originale allora toccherà la massima soddisfazione concessa all’homo faber: esprimere la propria competenza con leggerezza e sicurezza, consapevole del proprio valore. Ciò significa creare, sia detto con rispetto.

Nell’arco dell’intero percorso di ogni ciclo formativo (i tre anni della qualifica o i quattro del diploma professionale) ritorno continuamente a questa prima lezione. Una lezione che, ripetuta in maniera costante, in genere entra nel bagaglio dei ragazzi. Spesso resta memorizzata in forma di spora inattiva immagazzinata alla rinfusa. Ma è una norma che torna nei pensieri quando l’allievo sarà diventato un professionista. Quando dovrà redigere un preventivo o emettere una fattura, o dovrà scegliere tra diversi atteggiamenti, è probabile che ritorni la reminiscenza relativa a questi tre parametri come un caso di serendipità. Naturalmente non è detto che la scelta avverrà nel rispetto delle norme etiche, ma con buona probabilità si metterà in moto una betoniera interiore. E non è il caso di scomodare il Dostoevskij di “Delitto e castigo” per comprendere che quella betoniera è l’inizio di una maturazione umana ancor prima che professionale.

Pubblicato da divarioscolastico

Faccio formazione nei CFP e nelle agenzie formative da 15 anni.