Di 27 ce n’è una

Bandiera

Sento spesso dire, non solo da Roberto Benigni, che la nostra, quella italiana, è la Costituzione più bella del mondo.

Sarà. Mi domando quali siano i parametri in base ai quali si valuti la bellezza di una costituzione. Bisognerebbe chiederlo a un costituzionalista e a un poeta. Contano i contenuti più della forma o viceversa? Conta la chiarezza o conta l’ampiezza? Vale di più l’anzianità o la giovinezza? La flessibilità o il rigore?

La nostra costituzione dice che siamo tutti uguali e tutti liberi. Lo dice anche l’articolo 2 della costituzione svedese. O l’articolo 5 di quella greca. La nostra dice che i diritti dell’uomo sono inviolabili. Anche quella francese lo dice. E pure quella tedesca.

La nostra riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro. Lo stesso può dirsi della costituzione svedese.

La nostra: “Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge”. Quella olandese: “È vietata ogni discriminazione fondata sulla religione, le convinzioni personali, le opinioni politiche, la razza, il sesso o ogni altro motivo”.

Le costituzioni si assomigliano molto. Semmai differiscono un po’ i preamboli (è interessante che il preambolo della costituzione giapponese assomigli vagamente a quello della costituzione americana). Il preambolo della costituzione irlandese sembra quasi una preghiera.

Non intendo sminuire il valore e l’importanza delle costituzioni, ci mancherebbe. Né certamente mi sogno di deridere i nostri Padri Costituenti che lavorarono duro in un momento storico difficile.

Sto solo domandando se ha ancora senso studiare la Costituzione più bella del mondo. Me lo domando non per fare il disfattista o l’anticonformista, bensì perché forse è il caso di iniziare a studiare la Costituzione europea invece di continuare a studiare le varie costituzioni degli stati membri dell’UE. Dentro a questa ci sono quelle.

È vero che le costituzioni non contengono solo principi fondamentali e generali ma anche ordinamenti del vivere comune, ordinamenti che differiscono in varia misura in ogni testo nazionale, dunque ordinamenti peculiari di ogni singolo Stato. Ma, almeno per quanto riguarda i Principi Fondamentali, non si potrebbe iniziare a studiare europeo invece che studiare italiano? Ritengo sarebbe un modo per avvicinarsi all’idea di cittadinanza europea, invece che cittadinanza spagnola, lettone o italiana.

L’articolo 2 del Titolo 1 della Carta dei diritti fondamentali dell’UE recita: “L’Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini”. In queste poche righe ci sono contenuti alti, importanti, densi. Credo che siano contenuti presenti nella maggioranza, se non nella totalità, delle varie costituzioni degli Stati membri.

Ultimamente un po’ dovunque in Europa si sentono voci che proclamano una fuga dalle istituzioni e dalle regole europee. Si chiama sovranismo. Vorrebbe la ri-acquisizione della sovranità nazionale da parte di un popolo o di uno Stato, in contrapposizione alle politiche delle organizzazioni internazionali e sovranazionali.

Dedicare tempo alla conoscenza di una Costituzione che racchiude le Costituzioni sarebbe forse un bel modo per far comprendere che l’Europa è un progetto alto e importante e non un capriccio passeggero. Comprendere che i valori che sono alla base della nostra Costituzione sono gli stessi in tutta Europa e perseguirli non vuol dire rinunciare alla sovranità. Vuol dire riconoscersi in una sovranità più vasta.

Pubblicato da divarioscolastico

Faccio formazione nei CFP e nelle agenzie formative da 15 anni.