Imprestazioni, paradigmi in un CFP

Firenze

Il fazzoletto non ce l’hanno mai. Prof, ne ha uno? Piuttosto di vederli con il moccio al naso, certo che ce l’ho. Ne ho un pacchetto apposta per loro. Io uso ancora quello di stoffa, loro quello di stoffa lo trovano buffo. Hanno dimenticato a casa il panino. Prof, mi impresta un Euro? La biro spesso manca. Gliela impresto. Quando la restituiscono è rosicchiata come se fossero criceti. Comunque non hanno fogli su cui scrivere (meno male che ci sono chili di fotocopie sbagliate, la carta di recupero). Va da sé che se possono evitano: con il cellulare scattano una foto agli appunti che ho scritto sulla lavagna. Quasi sempre domandano il permesso, quasi mai ci ritornano sopra a casa.

Fanno una fatica enorme a tenere gli occhi aperti. La sera non riescono a prendere sonno. In ogni caso, no che non stanno dormendo: stanno ascoltando con la testa appoggiata sul banco. Se russano è solo perché soffrono di sinusite.

Le scarpe sono preferibilmente slacciate. Ci mettono dentro piedi a malapena coperti da fantasmini; la caviglia (livida) è esposta all’aria. Risvoltini ai jeans, attorcigliati al polpaccio. Strappi un po’ dovunque.

Dopo hanno la verifica di mate. La calcolatrice non la trovano. Per caso ne avrebbe una da imprestare?

Non toccare il loro cappellino, dopo lo smartphone è l’oggetto più importante. Piuttosto prendi a calci la cartella.

Se proprio devono prendere appunti, li scarabocchiano sul banco, poi è facile cancellarli. Senza averli trascritti. I propri appunti – bisogna dirlo – non vengono mai fotografati. Non hanno valore legale. Se non li cancellano ci pensa la signora delle pulizie.

In aula non tolgono il Napapjiri. Generalmente tarocco. Non usano il sapone, esagerano con il profumo; tarocco pure questo. Chiedono di andare in bagno, sono sempre gli stessi ad andarci.

Non amano essere fotografati. Di comparire in un video non se ne parla proprio.

Devono telefonare alla mamma. Non stanno bene. Non ricordano dove hanno appuntamento. Hanno lasciato a casa il biglietto per il viaggio. Solo che hanno finito il credito. “Non potrebbe imprestarmi il cellulare?”

Non si fanno scrupolo nel chiedere e spesso provo imbarazzo per loro, quello che loro stessi non provano e forse non conoscono. Sanno chiedere, ma non sono capaci di dare.

Non credo sia puro e semplice egoismo, mi sembra qualcos’altro, ma mi è difficile definire cosa. Se non fosse un’evidente contraddizione direi che hanno un’alta considerazione di sé unita a una bassa autostima. Una questione di coscienza cui non si può mentire: conoscono il proprio valore, lo ritengono basso e allora si inventano un valore superiore. Tirano a fregarti per la paura di essere turlupinati, sono consapevoli di correrne il rischio. Offendono per non essere offesi, nella più classica delle debolezze.

Ormai anche il calo demografico si accanisce contro di loro.

Pubblicato da divarioscolastico

Faccio formazione nei CFP e nelle agenzie formative da 15 anni.