La buona lezione

Mi accade spesso di interrogarmi sulle qualità necessarie alla buona lezione. Non ho la pretesa di non essere l’unico a porsi la domanda: è un interrogativo che tanti insegnanti e formatori si pongono quotidianamente. Cosa serve per uscire da un’aula scolastica con la soddisfazione di avere fatto bene  il proprio lavoro? Ho visto fallire tecnologie, peer education, flipped classrooms, autogestioni, didattica attiva, lezioni dinamiche, lezioni frontali. Ma le ho anche viste funzionare. Ho visto fallire setting a ferro di cavallo, a isole, in cerchio, con banchi, senza banchi, indoor, outdoor. Ma ho anche visto che può funzionare. Ho visto che funziona l’insegnamento della matematica, della fisica, della letteratura, della filosofia, dell’inglese. Ho visto pure che non funzionano. Ho visto che funzionano al mattino, al pomeriggio, dopo l’intervallo, prima. E tuttavia ho anche visto che non…

 

Sono stati i ragazzi a dirmelo. Lo hanno detto come se fosse un’ovvietà, durante la pausa del mattino. Hanno detto che un formatore allegro è un’altra storia. Non è quasi più scuola. Praticamente è barare. L’ascolto, la competenza, l’affabulazione, la temperatura ambientale, le luci, lo spazio… tutte cose importanti…

…però entrare in un’aula e spandere allegria è la cosa più efficace di tutte. Se penso a cosa fare per migliorare le lezioni, le aule, il materiale didattico, se penso a come evitare che le ore si trasformino in una noiosissima tortura dell’attenzione e delle palpebre, oggi penso che bisogna essere sorridenti e leggeri: allegri. Non importa recapitare concetti alla loro memoria, importa che la scuola torni ad avere senso. Cioè qualcosa che fa tornare a casa con la voglia di essere attivi.

 

Vedi anche: http://divarioscolastico.altervista.org/ridere/

Pubblicato da divarioscolastico

Faccio formazione nei CFP e nelle agenzie formative da 15 anni.