La toppa e il buco

Ernesto Galli della Loggia ha indirizzato al nuovo ministro dell’Istruzione un articolo in cui propone alcune misure da adottare nelle scuole per dare il segnale di cambiamento.

Si tratta di dieci punti “adottabili che con estrema facilità” che darebbero l’idea “che qualcosa sta veramente per cambiare nella scuola italiana”.

Ecco l’elenco sintetico:

1.     Reintroduzione in ogni aula scolastica della predella;

2.     Obbligo di alzarsi in piedi all’ingresso in aula del docente;

3.     Fine delle occupazioni, per essere più chiari, delle “okkupazioni”;

4.     Abolizione del ruolo delle famiglie o di loro rappresentanze nell’istituzione scolastica;

5.     Riduzione del numero di assemblee, riunioni, commissioni, degli insegnanti;

6.     Pulizia degli ambienti scolastici interni ed esterni affidata agli allievi;

7.     Divieto assoluto di portare a scuola lo smartphone;

8.     Una biblioteca e una cineteca scolastiche aperte ogni pomeriggio;

9.     Gite scolastiche solo sul territorio italiano;

10.  Intitolare le scuole a personalità illustri.

 

Concordo su alcuni punti. Sono in disaccordo su altri. Due o tre mi sembrano ininfluenti, o neutre.

Trovo ininfluente intitolare la scuola a una personalità illustre. Abitare in Via Caravaggio o in Piazza Metastasio non aiuta a conoscere meglio le personalità di uno o dell’altro. Non mi piacerebbe una scuola intitolata a Dino Zoff o a Orietta Berti, ma mi preme maggiormente ciò che accade all’interno della scuola, non cosa c’è scritto su un pezzo di lamiera apposto all’entrata dell’edificio.

Non so decidermi nemmeno per quanto riguarda le gite scolastiche. È vero che c’è tanto da conoscere in Italia e sarebbero necessarie centinaia di gite per avere una piccola conoscenza del nostro Paese. Ma è anche vero che il nostro Paese dovrebbe ormai chiamarsi Europa e mi sforzo di formare cittadini europei più che italiani.

Anche per le riunioni ho qualche perplessità. Mi stanno bene se sono produttive. Sono esecrabili quando generano carta, burocrazia, deresponsabilizzazione, politicizzazione. Ma capire che tipo di riunione sarà quella che sta per iniziare non è perlopiù possibile.

Mi piace l’idea che siano gli studenti a occuparsi della pulizia e del decoro degli ambienti. Prendersi cura della cosa pubblica aiuta a aumentare il senso di collettività, di “noi”, oltre a responsabilizzare contro atti vandalici. Cosa ne facciamo, però, dei bidelli? Potrebbero organizzare le pulizie, mettere a disposizione materiali e attrezzature, ma questo farebbe di nuovo percepire l’iniziativa come qualcosa voluta e gestita dagli “adulti”: gli studenti tornerebbero a percepire se stessi come manodopera. Lascerei comunque perdere di iscrivere questo nei percorsi di alternanza scuola-lavoro.

 

Concordo l’opinione di Galli della Loggia in merito alle okkupazioni: le trovo irritanti. Non sapevo che ne esistessero ancora. Bisognerebbe informare chi ancora le mette in atto che rappresentano un retaggio ormai sorpassato almeno quanto la pedagogia che le ha scatenate.

Sarei d’accordissimo con la biblioteca e la cineteca aperte tutti i pomeriggi. Temo che in molte, troppe scuole, resterebbero vuote per la maggior parte del tempo. Ma per farle funzionare mi spenderei volentieri.

Per ciò che attiene allo smartphone, che sia maledetto!

 

Lascerei perdere la predella. Non serve ad aumentare l’autorità e genererebbe problemi per chi ha difficoltà motorie. La predella potrebbe forse conferire autorità, ma è risaputo che il difficile è l’autorevolezza.

Sono contrario anche al “Buongiorno signor professore” in piedi. Mi basta che mi salutino e questo dipende da me, dalla mia postura, dalla mia personalità.

Non concordo nemmeno con la cancellazione delle rappresentanze familiari: si è spaccato il triangolo formativo e sarebbe buona cosa ricostruirlo, insieme alle famiglie (che devono tornare a giocare il ruolo dei genitori nella formazione scolastica).

 

Alcuni punti suonano leggermente retrò, rimandano al libro “Cuore”. Altri mi paiono sensati. Ma temo che non verranno messi in atto perché l’acrimonia e la frammentazione della scuola sono arrivati a un livello tale da scoraggiare qualsiasi persona di buona volontà. Dovrei essere contento che intellettuali del calibro di Galli della Loggia si occupino di scuola. La mia paura, tuttavia, è che sulla scuola e intorno alla scuola si stiano facendo tante elucubrazioni, troppe, nel tentativo o nella speranza di guarire il malato. Mi pare si corra il rischio che ha colpito la nazionale di calcio: con 60 milioni di Ct il risultato è che siamo fuori dall’élite del calcio mondiale.

Che cosa fare, allora? Dimenticarsi della scuola per un po’. Smettere di trattarla come un campo di scontro.

Le acque sono troppo agitate e forse occorre fermarsi, tacere per un po’, in attesa che il torbido decanti: continuiamo a mettere toppe peggiori del buco.

Fissiamo un cartello all’entrata: “Vietato parlare al manovratore”. Lasciamo che gli attori scolastici facciano il loro mestiere, senza tempestarli di richieste, consigli, minacce, indicazioni e obblighi: manovratori esasperati rendono malagevole il tragitto.

Pubblicato da divarioscolastico

Faccio formazione nei CFP e nelle agenzie formative da 15 anni.