Moschetto ed elemetto

Ci prendono a mazzate. Sempre più spesso e per motivi che appaiono sempre più futili. Fare un elenco delle aggressioni ai danni degli insegnanti, dei formatori e dei dirigenti scolastici sta diventando difficile e comunque è inutile: ci sarà ancora a lungo qualche idiota che penserà di risolvere le proprie frustrazioni, le proprie mancanze e debolezze menando qualcun altro. È sufficiente aprire un giornale o un sito di informazioni per trovare qualche notizia di sopraffazione nei confronti di chi lavora nell’istruzione e nella formazione. Avevo già trattato la questione in questo articolo. Da allora ho contato un accoltellamento di un’insegnante da parte di un allievo, un pestaggio di un vicepreside da parte di un padre furibondo (ce l’aveva con un’insegnante, il vicepreside si è messo in mezzo e se l’è prese), una denuncia al TAR perché il figlio meritava dieci e non nove come invece aveva ricevuto.

Chissà quante ne dimentico e quante non ne so.

Presto o tardi si smetterà di scriverne, come si fece negli anni ’80 con i morti di overdose: erano troppi per continuare a fare notizia.

Ogni tanto penso se mai toccherà a me. Poi mi calmo e realizzo di essere troppo presuntuoso: non sono degno di essere preso a mazzate. Le botte si danno a chi coraggiosamente si oppone all’andazzo comune e io non credo di essere all’altezza.

Mi accontenterò di qualche insulto. Potrei prenderlo positivamente come un attestato di esistenza: mi infamano, ergo esisto.

Negli Stati Uniti d’America stanno messi molto peggio. Là quando qualcuno è frustrato, arrabbiato, deriso o deluso, sparano. Si comprano un po’ di armi e munizioni, si entra nella scuola dove si sono ricevute le frustrazioni e si spara. In osservanza alla Costituzione dei padri della patria che permette di girare armati allo scopo di autodifendersi.

Il presidente Trump ha detto che il problema non sono le armi. Sono d’accordo. Il problema sono le teste. Trump la sua ce l’ha, e funziona anche bene. Tant’è che ha capito che occorre aumentare la sicurezza. Dunque per fermare le sparatorie a scuola bisogna armare gli insegnanti. Pare abbia detto (non sono un suo follower su Twitter, forse sbaglio) che “una scuola senza armi è una calamita per il male”.

Ecco, lui sa distinguere il bene dal male e già questo spiega perché lui è presidente degli USA e io un formatore che non merita nemmeno le botte. La sua testa funziona. Insegnanti addestrati, abituati alle armi, risolverebbero il problema all’istante, prima dell’arrivo della polizia.

Questo il suo ragionamento:

  1. una sparatoria dura in media tre minuti;
  2. alla polizia e ai soccorritori servono 5 – 8 minuti per raggiungere il luogo del crimine;
  3. il 20% degli insegnanti sarebbe in grado di rispondere subito al fuoco se un feroce pazzo venisse nella scuola con cattive intenzioni;
  4. la National Rifle Association (NRA) si è detta disposta a finanziare programmi per aumentare il personale armato nelle scuole (noto con piacere che anche la NRA è persuasa dei vantaggi della formazione).

Mi viene il sospetto che ci sia un conflitto di interessi quando la NRA propone corsi di addestramento all’uso di prodotti che promuove, ma questo è il marketing, bellezza. Il patriottico direttore Affari Pubblici della Nra, Jennifer Baker, ha affermato che continueranno a opporsi “a misure per il controllo delle armi che puniscono solo i cittadini che rispettano la legge”. Il rispetto della legge è importante.

A ciò aggiungo che l’unico agente di polizia presente durante la strage alla scuola Marjory Stoneman Douglas High di Parkland, in Florida, sia rimasto fuori dall’edificio nascosto, senza intervenire.

Il comportamento dell’agente è stato criticato da molti e anche dal presidente Trump: “Si era addestrato per tutta la sua vita. Ma quando è arrivato il momento di entrare e fare qualcosa, non ha avuto il coraggio, o gli è successo qualcosa.” La reazione di questo poliziotto è un esempio del perché forse non è una buona idea armare gli insegnanti delle scuole. Lo afferma anche la mamma di un bimbo di sei anni morto a Sandy Hook nel dicembre 2012. Forse ha ragione lei e non Trump o la NRA. È un dubbio che ogni tanto mi tormenta perché se il mio Presidente del Consiglio mi dicesse che dovrei imparare a difendere con le armi i miei allievi e la mia scuola, oltre che la mia vita, avrei qualche domanda:

  1. Cosa succede se imparo a sparare e poi impazzisco io? Potrebbe accadermi di sentirmi frustrato, disprezzato e deriso dai miei allievi o dai loro genitori.
  2. Insegno diritti umani, capacità verbali, la costituzione e attività di comunicazione: sono argomenti che non vanno d’accordo con le armi, mi sentirei fuori posto.
  3. Il sospetto, il dubbio, che i ragazzi mi ascoltino perché sono armato e non perché sono interessante mi distruggerebbe.
  4. Se, in caso di attacco, rispondendo al fuoco, prendessi male la mira ammazzando un collega cosa mi accadrà?
  5. Non ho mai preso in mano una pistola, un fucile, un arco con le frecce. Fionde e cerbottane, si, le ho usate. Anche un boomerang, una volta, ma l’ho perso al primo tiro.
  6. Potrò portare le armi a casa o dovrò tenerle a scuola?
  7. Infine: e se avesse ragione chi mi assale?

Per i suddetti – fondatissimi – dubbi, ritengo di non essere adatto a opporre un’efficace resistenza armata contro eventuali malintenzionati, frustrati e livorosi. Spero che nessun Presidente e nessuna associazione se ne abbia a male quando affermo di ritenere che la ricetta Trump non sia applicabile nel mio CFP. Se proprio devo scegliere un’arma con cui difendermi e difendere propendo per il Dizionario Filosofico di Voltaire, ma andrebbero bene anche i Saggi di Montaigne, i Promessi sposi di Manzoni, le Lettere a Lucilio di Seneca, il Diario di Anna Frank, Mattatoio numero 5 di Vonnegut o L’Iliade di Omero. Più altri 50 o 60 mila titoli che in questo momento mi sfuggono.

 

PS L’articolo da cui ho tratto ispirazione è stato scritto sul quotidiano online “Il Dubbio” e lo trovate qui. Le informazioni relative al poliziotto che si è nascosto le ho trovate sul sito del Post.

 

Pubblicato da divarioscolastico

Faccio formazione nei CFP e nelle agenzie formative da 15 anni.