Scrivere a mano

Ogni tanto mi domando se invecchiando io stia diventando un reazionario nel rispetto del noto detto che si nasce incendiari e si muore pompieri. Il dato oggettivo è che sto invecchiando, se poi io stia diventando anche reazionario, be’ pazienza.

Leggo sul Corriere che stiamo scoprendo di essere diventati un popolo di manoscriventi oltre che di digitatori. Fioriscono corsi di scrittura mano e di bella scrittura. Migliora la manualità, migliora la capacità di usare il linguaggio, il pensiero si approfondisce.

Scrivere in bella grafia è un’attività lenta e tutti sentiamo il bisogno di ridurre la velocità. In più la grafia manuale lascia un’impronta personale che parla al di là delle parole utilizzate. L’autrice dell’articolo si domanda se, a forza di usare tastiere ed emoticons, non abbiamo iniziato a perderci qualcosa proprio quando eravamo convinti di avere migliorato la nostra comunicazione.

Secondo il professor Benedetto Vertecchi, autore di I bambini e la scrittura (Franco Angeli), basterebbe scrivere ogni giorno poche righe — cinque o sei — per vedere che in capo a quattro mesi migliorano la qualità del linguaggio e del pensiero.

Nel libro il corsivo encefalogramma dell’anima gli autori, una grafologa e uno psicologo, spiegano i danni cognitivi, emotivi, relazionali causati dall’abbandono della scrittura in corsivo. Va da sé che gli autori suggeriscano la scrittura manuale per sconfiggere la disgrafia (che riguarda il 20 per cento degli studenti italiani, dei quali i maschi sono 8 su 10).

Secondo l’Istituto Girolamo Moretti la scrittura a mano in corsivo stimola la capacità di lettura e di calcolo; potenzia la capacità di attenzione e apprendimento; migliora l’autodisciplina e la concentrazione; allena la memoria; favorisce il pensiero critico; esprime la creatività individuale. I bambini digitalizzanti scrivono al PC, al cellulare, al tablet, ma non sono capaci di allacciarsi le scarpe e faticano ad andare in bici.

Abilità manuali

Riporto questi dati domandandomi non solo se sono diventato reazionario: forse sono già oltre, sono un nostalgico (fatico a digerire l’idea di essere reazionario, ma nostalgico… accidenti!). Poi penso all’importanza avuta dal pollice opponibile, uno dei momenti chiave dell’evoluzione umana grazie al quale divenne possibile utilizzare utensili, e accetto di correre il rischio.

Uno degli aspetti paradossali dei disturbi della scrittura è che l’uso del computer viene indicato da molti come la soluzione per superare i problemi di disgrafia dei bambini. Pare però che proprio la digitalizzazione della comunicazione pare essere una delle cause della crescente incapacità di imparare a scrivere a mano.

Che pasticcio.

Infine c’è un aspetto commerciale, il tema della false diagnosi: secondo il pedagogista Daniele Novara “E’ inimmaginabile fare una valutazione neuropsichiatrica dopo due incontri. Serve un sistema di verifica accurato. Siamo nella logica del mercato. Il settore ‘dsa’ è sottoposto ancor più che la disabilità alla ‘mercificazione’: sono tanti i genitori che cercano di ricorrere al riconoscimento del disturbo della dislessia per ‘salvare’ il figlio da una bocciatura. E’ un rischio perché si mettono dei ragazzi su un binario morto. Spesso le difficoltà legate alla letto-scrittura vengono presentate come dislessia. Qualche volta la chiamano ‘lieve’ ma questo è un ossimoro”.

Secondo Irene Bertoglio, coautrice del su citato Il corsivo encefalogramma dell’anima, “salvo rari casi in cui è accompagnata da altre importanti difficoltà, per esempio emotive o comportamentali, la disgrafia è risolvibile” (una sintesi del libro si trova qui). Invece talvolta diventa una scusa per non impegnarsi, mentre c’è la possibilità di superarla con un training scrittorio.

Ben venga dunque il revival della calligrafia e non solo per migliorare le nostre capacità cognitive, creative e di attenzione. Sembra che scrivere a mano possa essere uno strumento utile contro l’invadenza della vita virtuale, dei social network, delle bufale e delle post-verità, cioè dei correnti veleni della socialità.

Pubblicato da divarioscolastico

Faccio formazione nei CFP e nelle agenzie formative da 15 anni.