Virus e democrazia

Se guardo al filo rosso che tiene insieme le mie lezioni (con “lezione” intendo il tempo che trascorro nelle aule in compagnia degli allievi) direi che lo sforzo che ne è alla base, il collante, appunto, è promuovere la democrazia. Quale che sia l’argomento, ci scappa sempre un link alla democrazia.

Mi pare che la democrazia sia come l’acqua per i pesci nella storiella di Foster_Wallace: due giovani pesci stanno nuotando spensierati. Incontrano un pesce più anziano che viene dalla direzione opposta. Il pesce anziano li saluta e chiede: «Salve ragazzi! Com’è l’acqua oggi?». I pesci giovani proseguono per un po’, si arrestano di colpo e uno guarda l’altro domandando: «Acqua? Che cos’è l’acqua?».

«Democrazia? Che cos’è la democrazia?» Il concetto sembra talmente ovvio che non ce lo domandiamo mai. Andiamo a zonzo per inerzia, senza renderci conto di quanto “l’acqua” sia essenziale.

Ogni tanto lo domando. Che cosa è per te la democrazia? Essere libero. Fare le cose che voglio. La Costituzione. La nostra società. Non dicono mai che la democrazia è una responsabilità. (Ma, tu che leggi, lo hai pensato?)

La democrazia è una responsabilità. Dopo, solo dopo, arrivano la libertà, la Costituzione, i diritti e tutto il resto. La responsabilità deriva dal latino: respondere, rispondere. Sono tenuto a rispondere dell’uso che faccio della democrazia. È mia – anche mia – e ci sono immerso dentro, per cui ho la obbligatorietà di conservarla al meglio delle mie forze.

Secondo Edgar Morin “l’indebolimento di una percezione globale conduce all’indebolimento del senso della responsabilità”. Obbligatorietà? Sì, lei. E lasciamo alle anime belle e agli utopisti la protesta che un obbligo non è libertà: Isaiah Berlin scrisse che “la libertà totale per i lupi significa morte per gli agnelli”.

Forse ce lo insegnerà la tragedia del Covid-19. Gli applausi al balcone. Le canzoni, gli arcobaleni, le videochiamate; ma anche: il tempo che non passa mai, le notizie tragiche, il silenzio angosciante, il nostro fisico intorpidito, cosa accadrà domani.

Poi, soprattutto, che cosa accade oggi. Accade che a tutti viene chiesto di rispondere. Di fare, anzi, di non fare qualcosa. Di non uscire. Proprio quando arriva la primavera. Due, tre settimane, forse di più. Come un coprifuoco.

I ragazzi mi inviano i temi che ho chiesto loro via FAD. Non hanno paura, forse un leggera inquietudine, ma soffrono, capiscono che in questo momento la loro libertà è sospesa.

Non mi faccio grandi illusioni. C’è chi viaggia nonostante. Chi si incontra. Chi crede, come succede spesso, che accadrà solo ad altri. L’abbiamo pensato, quando arrivavano le prime notizie da Wuhan. I Cinesi, è sempre colpa loro. Sono recidivi. Per forza, mangiano i topi vivi. Persone che parlano senza prendersi la responsabilità di ciò che affermano. Italiani che picchiano cittadini cinesi (e oggi che gli untori siamo noi?). Ci servirà tutto questo a imparare? Ora i topi ci mangiano vivi.

Ci proveremo. Chi non paga le tasse peggiora la sanità. Chi non paga il biglietto del treno peggiora i trasporti. Chi salta la coda, non rispetta il turno, parcheggia dove vuole, usa il bene comune come fosse di nessuno, tiene il posto… Ecco, questi sono gli untori. I distruttori di democrazia. Quelli che non rispondono. I pesci che insozzano l’acqua in cui vivono

Pubblicato da divarioscolastico

Faccio formazione nei CFP e nelle agenzie formative da 15 anni.