the National

Questa mattina avevo questa canzone in testa. Ronzava in background nei miei pensieri. Ho provato a proporla in aula, tanto per iniziare la giornata in modo diverso. Alla peggio, avrebbe comunque messo me di buon umore. Se in mezzo a tanti svogliati ce n’è anche solo uno che ha voglia di non sprecare la giornata è già qualcosa di buono. Pazienza se si tratta del formatore.

Ho acceso la LIM e ho fatto partire il filmato senza dare tante spiegazioni. “Ho questa canzone in testa e voglio farvela ascoltare”, ho detto. Pensavo si sarebbero annoiati. Ascoltano solo rap e hip-hop. Qualcuno ascolta solo hardcore. Quella musica rumorosa fatta più o meno di colpi di grancassa elettronica a velocità variabile (unz unz, per intenderci). Tu chiamale se vuoi emozioni.

Non mi aspettavo che la canzone sarebbe piaciuta. “Chi sono?” “The National. Americani. Originari dell’Ohio.” “Oaio?” “Quello, sì” Uno li ha anche riconosciuti. Li aveva già ascoltati. Poi ho indicato dov’è l’Ohio. Ho spiegato loro che Cincinnati ha più o meno la popolazione di Brescia, ma è molto più famosa. Ciò che arriva dagli USA è tutto più famoso. Ho chiesto perché, ma era una domanda difficile. Ho parlato di colonialismo culturale, di colonialismo, di migranti. La prima ora di lezione è andata via piacevole e veloce.

Se qualcosa funziona, viene naturale ripeterla in situazioni diverse. Una lezione riuscita bene potrebbe essere riproposta in classi diverse. Ma ho imparato che non accade mai di bissare un successo imprevisto. L’equilibrio all’interno di una classe è una faccenda quasi misteriosa. Voglio dire che non esiste il format valido sempre, in tutte le classi.

Quando un’improvvisazione ha successo l’unica cosa da fare è godersi il risultato. E sperare – come sempre – di avere lasciato un segno duraturo.

 

Pubblicato da divarioscolastico

Faccio formazione nei CFP e nelle agenzie formative da 15 anni.